Il Biscotto di Venafro non é un tarallo! Molisano doc, é un alimento che appartiene al popolo, e che nella sua forma, nel modo in cui viene preparato e cotto, racchiude tutti i significati della tradizione popolare Non è un tarallo, è un’altra cosa, il biscotto si chiama così perché viene cotto due volte. farina 1 kg e 300 acqua tiepida qb 300 grammi di olio extra vergine 10 gr lievito di birra Finocchietto un pizzico di sale Si parte subito! Via che si impasta! Dev’essere un impasto veloce per rendere il biscotto ancora più friabile! Una volta che la pasta è fatta, dovremo creare dei salsicciotti sottili di pasta lunghi più o meno 30 cm. A questo punto pieghiamo a metà ogni salsicciotto e velocemente creiamo una sorta di treccia arrotolandolo con le mani , appoggiati su un piano . Un po' come se dovessimo stendere della pasta con un mattarello, ma mi raccomando veloci si ma senza schiacciarli ! É ora di unire i due lembi del salsicciotto a formare un cerchio. Notate … da una parte il salsicciotto è chiuso naturalmente dall’altro no… un motivo c’è… ma prima passiamo alle cotture …abbiamo detto che si chiama biscotto perché viene cotto due volte. la prima cottura dobbiamo farla in acqua bollente,vedremo che il biscotto precipita in basso e poi piano piano ricomincerà a riemergere, questo è il momento di toglierlo dall'acqua aiutandosi con una schiumarola e metterlo da parte. Una volta che si sarà asciugato per bene , ci vorranno più o meno dalle 2 alle tre ore, potremo cuocerlo per la seconda volta mettendolo nel forno a 190/200 gradi. Quando il biscotto diventa color oro é pronto…. se qualcuno ne avesse la possibilità consiglio, per una cottura ideale, un forno a legna, io l'ho cotto nel forno di casa... purtroppo non ho un forno a legna... Il Biscotto di Venafro oltre ad essere buonissimo ha anche una storia molto particolare, per meglio dire é un biscotto dalla simbologia mitologica! Cosa intendo? 🙂 Provate a guardare, in questo caso a immaginare, la forma del biscotto, una sorta di treccia che si unisce a formare un cerchio…. non assomiglia a un serpente che si mangia la coda? Non vi ho detto prima dei due lembi? Uno chiuso la coda, l’altro aperto la bocca. Rappresenta un simbolo molto antico ... per gli egiziani rappresentava un serpente che si morde la coda formando un cerchio senza inizio né fine, apparentemente immobile, ma in eterno movimento... e si chiamava ouroboros. Devo dire che quando mi hanno raccontato questa storia a me personalmente mangiare il biscotto di Venafro è piaciuto ancora di più. Questo è il biscotto di Venafro che si può mangiare in svariati modi, da solo, nel latte, in un’ insalata di pomodori, capperi, olive e magari qualche pezzetto di caciocavallo! Aspettate mi sono dimenticata di dirvi una cosa importantissima!!! bisogna rifare assolutamente una cosa che facevano i nonni, bis nonni, trisavori… Se utilizziamo il biscotto per le insalate, bisognerà bagnarlo prima, tipo la galletta del marinaio: prendere il biscotto, farlo a pezzi, metterli nell’acqua, recitare un'ave Maria, i pezzi devono rimanere il tempo limitato alla recitazione della preghiera per evitare che si ammorbidiscano troppo! Ingredients
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IL BISCOTTO DI VENAFRO (non é un tarallo!)
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